Un nuovo modo di concepire il lavoro, tra ufficio e smartworking: arriva il nearworking, l’idea promossa dal Comune di Milano.
Durante la pandemia di Coronavirus, si è sentito parlare molto di smart working, ossia del modo di svolgere il lavoro d’ufficio direttamente da casa o da qualsiasi altro luogo che permette una connessione ad internet e l’uso del pc. Il Comune di Milano, però, fa un passo in avanti e parla di nearworking: una modalità di svolgimento dei propri compiti che prevede la permanenza in un luogo accogliente e silenzioso, lontano da casa, dai rumori e dall’isolamento che si sperimenta fra le mura domestiche.
Cos’è il nearworking?
Lavoro di vicinato. Questa l’idea, in via di sperimentazione, elaborata dal Comune di Milano, che si sintetizza nell’espressione inglese nearworking. Dopo la grande diffusione dello smart working – che prevede lo svolgimento delle proprie mansioni a casa e non, tradizionalmente, dalla propria scrivania in ufficio – nasce un (altro) nuovo modo di concepire il lavoro a distanza.
La domanda che ci si pone è la seguente: come si attua il nearworking per i dipendenti comunali? La risposta la fornisce Cristina Tajani, Assessore alle Politiche del Lavoro del Comune: “Un nuovo modello di vivere e lavorare in una città a 15 minuti. L’obiettivo è quello di avvicinare il luogo di lavoro alla propria abitazione favorendo così lo sviluppo di quartieri non più dormitorio, ma con servizi e nuove attività commerciali con conseguente risparmio di tempo e di emissioni derivanti dagli spostamenti obbligati“.
In questo modo si fa smart working, ma in maniera diversa, rimanendo, in sostanza, nella propria dimensione cittadina, aiutando anche a tutelare l’ambiente.
Nella pratica, per l’attuazione del nearworking, si andranno a creare degli spazi che permettano ai lavoratori di fruire di una connessione senza fili e di postazioni per installare i computer.
Un nuovo modello di lavoro: l’attuazione
Non solo: per evitare assembramenti e inutili file negli uffici comunali, potranno essere messi a disposizione anche sedi aziendali che fanno capo a società partecipate del Comune di Milano. Un modello, dunque, che – come sottolinea Tajani – è stato elaborato per l’emergenza Coronavirus ma che è valido a prescindere dall’emergenza sanitaria:
“La sperimentazione si inserisce nel generale ridisegno dei tempi della città, dovuto all’emergenza Covid, ma rappresenta un modello valido in sé, da proporre anche al settore privato, utile a migliorare la vita della città e la conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro per i singoli individui“.
Per realizzare questi obiettivi, il Comune di Milano si interfaccerà, nei prossimi giorni, con le varie società partecipate e con le associazioni datoriali, al fine di organizzare, nei minimi dettagli, le frontiere del nearworking.
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ultimo aggiornamento: 08-02-2021