Si chiama Rete Sarda Diabete, raccoglie diverse realtà radicate sul territorio e promuove la prevenzione, il diritto e l’educazione alla salute perché la patologia colpisce soprattutto i bambini.

Nel mondo si contano più di 530 milioni di persone adulte con il diabete e il numero è destinato ad aumentare a 640 milioni nel 2030. In Italia la malattia colpisce il 6% della popolazione: una cifra che equivale ad oltre 3 milioni e mezzo di persone. Ma c’è un particolare territoriale che sorprende: in Sardegna c’è una pandemia di diabete di tipo 1, detto anche diabete giovanile o insulino-dipendente. Il tasso di incidenza e l’esordio tra i bambini è senza eguali in nessun’altra parte del mondo. È proprio ai piccolo malati di diabete che si rivolge il lavoro della RSD.

C’è una pandemia di diabete in Sardegna

RSD è un acronimo che sta per Rete Sarda Diabete. Dal 2019 questa realtà promuove la ricerca e l’educazione alla salute per creare la giusta consapevolezza su come prevenire e gestire la malattia. L’obiettivo è raccogliere le famiglie dei piccoli pazienti alle prese con la diagnosi precoce e radunare in rete le diverse realtà associative dell’isola, dall’Associazione Diabete Gallura a GAMA Diabete Nuoro e Ogliastra.

In Sardegna l’incidenza del diabete è quattro volte la media nazionale: nella fascia d’età 0-30 anni si contano oltre 50 casi per 100.000 abitanti (nel resto d’Italia la media annuale è di 6-7 per 100.000 abitanti) e ogni anno ci sono 700 nuovi casi di diabete tipo 1, quello che richiede almeno quattro somministrazioni giornaliere di insulina per la sopravvivenza. L’isola ha superato persino la Finlandia ed è sotto osservazione da parte dei ricercatori di tutto il mondo.

Nastri azzurri con sangue su sfondo blu, simbolo della Giornata mondiale del diabete
L’RSD lavora per la difesa del diritto alla salute dei diabetici sardi

Sui minori i numeri sono impressionanti. Su 1,6 milioni di abitanti, 120.000 persone hanno il diabete. Di queste, 13.000 hanno quello tipo 1: su questi 13.000, 1.500 sono bimbi. Su spinta delle rete, la Sardegna è stata la prima Regione ad aver istituito il registro di patologia. Purtroppo questo fondamentale strumento di assistenza non è ancora stato attivato. È per questo motivo che per le associazioni è ancora più importante unire le forze.

A supportare la rete è il CSV Sardegna, il Centro Servizi per il Volontariato. L’ente presieduto da Lucia Coi ha messo insieme un folto gruppo di realtà radicate sul territorio come l’UISP, l’AIDO, l’ACLI e appunto la Rete Sarda Diabete. Ad oggi ne fanno parte 489 soci indiretti e 70.000 volontari.

Rete Sarda Diabete e CSV uniscono le forze

Il diabete è una malattia che riguarda tantissimi sardi – spiega Coi al Corriere della Sera, direttamente perché è coinvolto un familiare o un amico, oppure indirettamente. È una patologia subdola, perché spesso si scopre quando ha già causato dei danni importanti alla salute. Il CSV può supportare dal punto di vista della comunicazione e dell’informazione capillare, aiutare le associazioni a lavorare in rete e dialogare con la pubblica amministrazione”.

I genitori hanno bisogno di aiuto, formazione, sostegno psicologico – aggiunge Pietro Spano, il presidente uscente dell’ADG –, perché anche le operazioni più ordinarie come cucinare un piatto di pasta possono diventare una scalata insormontabile. Non possiamo più pensare che basti il supporto del diabetologo pediatra che ti dice che la tua vita è cambiata. Il diabete è vita, devi avere la capacità di condividere le istruzioni indispensabili con tutti coloro che ruotano attorno alla quotidianità del tuo bambino, dalla scuola allo sport”.

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ultimo aggiornamento: 17-03-2023


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