L’Unione Europea vuole autorizzare le piante transgeniche con le nuove tecniche genomiche: vediamo quali sono i rischi.

Entro l’estate, l’Unione Europea vuole deregolamentare le nuove tecniche di modifica del Dna, autorizzando così le piante transgeniche. Quella che viene presentata come un’importante conquista scientifica potrebbe avere ripercussioni sia sull’ambiente che sugli esseri umani e animali.

Vediamo quali sono i rischi di questa pratica.

Piante transgeniche: i rischi delle nuove tecniche genomiche

L’Unione Europea intende autorizzare le piante transgeniche con le nuove tecniche genomiche (Ngt o Tea). Questo significa che, a breve, potremmo ritrovarci a mangiare pomodori, melanzane, insalata e tutti gli altri alimenti di origine vegetale con un DNA modificato.

Gli esperti di TestBiotech, un ente di ricerca tedesco non governativo specializzato in biotecnologie, ha presentato un report a Bruxelles contenente tutti i rischi che una pratica di questo tipo potrebbe comportare.

Legalizzando le piante transgeniche, la Commissione europea potrebbe creare ingenti danni, sia sul versante dell’agricoltura che su quello della produzione alimentare. Ovviamente, potrebbero esserci problemi anche per quel che riguarda la salute degli esseri umani e animali.

Secondo gli esperti, anche se le nuove tecniche genomiche sono più sicure degli Ogm perché non introducono elementi genetici esterni, non si possono comunque considerare prive di effetti collaterali. “La Commissione dà l’impressione che i benefici dichiarati delle colture Ngt siano già un dato di fatto. Siamo d’accordo che le nuove tecniche genomiche hanno un grande potenziale per i cambiamenti genetici, ma non è facile tradurre questo potenziale in benefici effettivi. Secondo noi queste promesse sembrano esagerate. Non diciamo che sia impossibile, ma solo che è tutto da vedere. D’altra parte attualmente i rischi non sono presi sufficientemente in considerazione né dalla Commissione né dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa, ndr)“, ha dichiarato Christoph Then, direttore esecutivo di TestBiotech.

Piante transgeniche: sono davvero necessarie?

E’ bene sottolineare che l’introduzione di piante transgeniche in agricoltura è avvenuta circa 30 anni fa e, ad oggi, sono molte le problematiche emerse. In un primo momento si credeva che le coltivazioni geneticamente modificate potessero ridurre l’uso dei pesticidi (-37%) e aumentare la resa delle colture (+22%) e i profitti degli agricoltori (+68%). La realtà, però, non è stata questa: sono lievitati i costi, i rendimenti sono stati inferiori e sono aumentati gli insetti. A ciò si deve aggiungere un’altra problematica consistente: le ibridazioni impreviste, con conseguente modifica genetica tra specie.

Le Ngt, come ad esempio Crispr/Cas, hanno un enorme potenziale di alterazione del genoma, ma questo potenziale non si traduce facilmente in benefici reali“, ha sottolineato Christoph Then. Considerando che non abbiamo una “storia di utilizzo sicuro“, la domanda sorge spontanea: è davvero necessario che l’Unione Europea autorizzi le piante transgeniche? La speranza è una, ovvero che l’Italia riesca a farsi valere, opponendosi a questa ennesima distruzione di massa. “Senza un’adeguata valutazione del rischio, le modifiche genetiche indesiderate possono rimanere inosservate nel genoma, e quindi diffondersi e accumularsi rapidamente e ampiamente nelle popolazioni. I concetti di conservazione della natura e di protezione dell’ambiente si basano in gran parte sul principio di evitare interventi. Questi principi devono essere applicati anche nel campo dell’ingegneria genetica“, ha concluso Then.

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ultimo aggiornamento: 27-04-2023


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