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A Singapore ci sono poliziotti robot che reprimono i comportamenti anomali e indesiderati

Un poliziotto robot al lavoro

Fumare per strada o non rispettare le norme di distanziamento sociale non è più possibile da quando in giro c’è una pattuglia di Xavier, i poliziotti robot voluti dal premier Lee Hsien Loong.

Non è una distopia da film di fantascienza. Succede davvero a Singapore. Per le strade dell’isola dell’Asia sud-orientale sono entrati in azione i primi poliziotti robot autonomi. Sono “cyber agenti” di pattuglia e hanno diversi compiti, in particolare prevenire e reprimere i comportamenti anomali e indesiderati. Il prototipo di androide si chiama Xavier e due modelli pattugliano le strade del centro della capitale dallo scorso settembre.

Poliziotti robot: Singapore sperimenta i robocop

Se il Robocop del capolavoro del 1987 di Paul Verhoeven dava la caccia a trafficanti e assassini, i poliziotti robot di Singapore sono stati testati per proteggere un complesso residenziale e un centro commerciale, almeno in questa fase iniziale di sperimentazione. Gli agenti robotici hanno compiti semplici: redarguiscono chi sporca e fuma per strada (ormai l’isola si avvia verso il modello smoking free), chi parcheggia in modo improprio o non rispetta le norme di distanziamento sociale.

I super efficienti Xavier hanno la forma di una minicar e sono dotati di sette telecamere ad alta definizione. Il Guardian riferisce che un cyber poliziotto è intervenuto per disperdere un gruppo di anziani che si erano assembrati per vedere una partita a scacchi all’aperto. È proprio l’idea inquietante di vivere in un minaccioso stato di sorveglianza a preoccupare numerosi cittadini di Singapore. Nell’isola il primo ministro Lee Hsien Loong, generale con alle spalle una lunga carriera militare e nelle tasche uno stipendio annuo di 1,7 milioni di dollari (quasi 13 volte il salario di Vladimir Putin), ha inasprito le tecnologie di video-controllo.

Un poliziotto robot al lavoro
Un poliziotto robot al lavoro

Singapore è una “smart nation”: possiede un elevatissimo numero di telecamere a circuito chiuso (se ne contano 90mila per 5,5 milioni di abitanti) e di lampioni dotati di tecnologia di riconoscimento facciale. Gli attivisti contrari ai poliziotti robot sostengono che la privacy sia seriamente a rischio e che il governo dovrebbe fare maggiore chiarezza sull’utilizzo dei dati personaggi oggetto dei controlli.

Tutto ciò – spiega all’Agence France-Presse l’attivista per i diritti civili Lee Yi Ting – contribuisce alla sensazione che le persone di Singapore… devono stare attente a quel che dicono e a quel che fanno in misura molto maggiore che in altri Paesi”.

I robot poliziotti di Singapore violano la privacy?

Lo stato asiatico, grazie allo storico premier Lee Kuan Yew (padre dell’attuale primo ministro Lee Hsien Loong) scomparso nel 2015, è considerato da più parti un modello di amministrazione pubblica virtuosa. Soltanto nell’ultimo anno sono state incentivate numerose iniziative – dalle auto blu a zero emissioni ai pannelli solari su tutti gli edifici – per raggiungere la neutralità climatica entro il 2030.

Eppure, il livello attuale di sorveglianza diffusa, alimentata dal contact tracing durante l’esplosione del contagio da Covid, rischia di diventare incompatibile con i diritti umani. Il governo di Singapore, tuttavia, difende l’iniziativa dei poliziotti robot. Ong Ka Hing, il responsabile dell’agenzia che ha sviluppato il prototipo di Xavier per l’esecutivo, rivendica l’utilità dei robocop. I cyber agenti servono per risolvere il problema della scarsità di forza lavoro: la popolazione dell’isola sta invecchiando, tanti vanno in pensione e così il numero di poliziotti che pattugliano le strade sta diminuendo drasticamente.

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ultimo aggiornamento: 18 Ottobre 2021 11:33

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