Dalla “underwater farm” di Nemo’s Garden ai “vini marini” di Jamin Portofino, la produzione e conservazione sott’acqua rappresenta sempre di più il futuro: ecco di cosa si tratta.

Affidarsi a serre e cantine sottomarine non è una moda o una furba operazione di marketing. In Italia cominciano ad essere parecchie le realtà all’avanguardia che utilizzano i fondali di mari e laghi come un frigorifero naturale e a costo zero. Dietro la coltivazione sottomarina, la maturazione e conservazione subacquea, c’è la possibilità di limitare i consumi energetici, abbattere le emissioni di Co2 e sviluppare soluzioni davvero ecosostenibili.

Serre e cantine sottomarine avanguardia in Italia

Una pratica che sta prendendo sempre più piede è quella di far crescere piante sane e rigogliose sotto l’acqua. È la missione di Nemo’s Garden, una underwater farm di Noli in provincia di Savona. L’idea è di Sergio Gamberini, fondatore della società di attrezzature subacquee Ocean Reef Group: impiantare un vero e proprio orto sott’acqua per sfruttare le potenzialità del mar Ligure.

Il Giardino di Nemo ad oggi conta 259 piante in crescita e 46 appena piantate. Le serre dell’azienda sono autosufficienti e alimentate con fonti rinnovabili: all’interno di grosse “meduseartificiali, ossia biosfere in materiale vinilico semitrasparente che consentono il filtraggio dei raggi solari, crescono coltivazioni idroponiche di numerosi frutti, erbe aromatiche e vegetali come fragole, insalata e basilico.

Una bottiglia di vino affinata su un fondale marino
L’affinamento subacqueo è sempre più scelto da produttori dinamici e innovativi

Non meno visionario è il progetto di Frascati Scienza coordinato da Matteo Martini, professore associato di Fisica sperimentale e direttore del Dipartimento di Fisica nucleare, subnucleare e delle radiazioni all’Università Guglielmo Marconi di Roma. L’associazione romana sta sperimentando l’affinamento di vini, olio, formaggi, miele e confetture nel lago di Nemi.

I cibi, racchiusi dentro anfore di ceramica, vengono immersi per lunghi periodi di tempo a 15 metri di profondità. Il primo test, durato otto mesi, ha dato i risultati più interessanti sul gusto del vino e del pecorino. Nel 2023 comincerà il secondo esperimento che si allungherà a 10-12 mesi e proverà profondità diverse.

Perché usare serre e cantine sottomarine?

La ricerca sul cantinamento in mare è una pratica antica: la mancanza di luce, la micro-ossigenazione, la temperatura costante e le correnti favoriscono l’integrazione degli addotti che si formano fra i tannini. Tanti produttori sono attirati dalle potenzialità inattese dell’immersione di vini sul fondo del mare o di un lago: l’ultimo in ordine di tempo è il Prosecco Doc Audace Trieste di Serena Wines 1881 e Parovel.

Le cantina di Conegliano e il frantonio e vigneto della Val Rosandra si sono affidati al metodo UnderWaterWines, messo a punto dalla Jamin Portofino fondata da Emanuele Kottakhs. La start-up genovese fa evolvere i vini nelle profondità dell’area marina protetta di Portofino con metodo scientifico. Nel 2023 passerà da tre a nove cantine affiliate e a marzo debutterà la loro carta dei vini UWW con oltre 70 etichette.

Jamin Portofino non è l’unica realtà italiana di cantinamento subacqueo. Tra gli altri pionieri spiccano Bisson Vini che ha sperimentato già nel 2009 lo spumante Abissi (affinato a una profondità tra i 45 e i 60 metri), la Cantina Santa Maria la Palma di Alghero che produce l’esclusivo Vermentino subacqueo Akènta Sub, la Tenuta del Paguro di Ravenna che matura i suoi prodotti su fondali a -30 metri e l’Orto di Venezia che sull’isola di Sant’Erasmo sfrutta la laguna come cantina naturale.

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ultimo aggiornamento: 17-12-2022


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