La terapia ablativa non è invasiva e, oltre a fronteggiare il tumore alla tiroide, permette di evitare cicatrici ed effetti collaterali.

Secondo le recenti statistiche statunitensi e i modelli di proiezione il tumore alla tiroide nel 2030 sarà il secondo cancro nelle donne per frequenza, preceduto solo dal cancro al seno. C’è dunque grande attenzione a tutti gli aspetti della malattia e dunque anche a tecniche e terapie meno invasive e più innovative rispetto al passato. A tal proposito un ruolo importante riveste la terapia ablativa.

Cos’è l’ablazione

Quando si tratta di tumore alla tiroide si ricorre alla chirurgia tradizionale, anche per i noduli benigni. Tuttavia recentemente sono state sviluppate forme di terapia selettiva che puntano ad eliminare il nodulo là dove si trova senza asportare nulla. Si parla dunque di ablazione. Queste tecniche ecoguidate sono minimamente invasive e non necessitano di incisioni chirurgiche. Un sollievo non indifferente per il paziente che non dovrà fare i conti con grandi segni visibili. Inoltre l’anestesia è leggera e non prevede né l’intubazione né la ventilazione assistita.

Ad oggi è in corso una campagna di sensibilizzazione sulle nuove tecniche perché spesso non viene offerta ai pazienti la possibilità di ricorrere a terapie ablative e vengono perlopiù indirizzati verso l’intervento chirurgico tradizionale. Bisogna aggiungere, poi, che esistono altre tecniche innovative oltre a quella già menzionata. Si tratta di laser, microonde, radiofrequenza che immettono onde elettromagnetiche di varia lunghezza d’onda e intensità dentro il nodulo tramite aghi sottili causando un aumento della temperatura. L’esposizione delle cellule tumorali e nodulari per un solo secondo alla temperatura di 60° ne comporta la distruzione.

Tiroide
Tiroide

Perché il tumore alla tiroide è in aumento

Perché secondo le statistiche questo tipo di tumore è in aumento nel 2030? Secondo gli esperti uno dei motivi principali è che oggi si trovano più casi poiché si dispone di metodiche diagnostiche più precise e diffuse. Una parte di responsabilità è poi da attribuire agli agenti inquinanti. Si parla di un ruolo non indifferente di ftalati e bisfenoli, utilizzati per oggetti di plastica come giocattoli, utensili da cucina, bottiglie e scontrini. Secondo alcuni studi, considerati però ancora deboli, interferirebbero a livello endocrino.

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ultimo aggiornamento: 02-08-2023


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