L’Alto Adige è la regione che ha fatto da apripista: ora la crescita annua è stimata del 5% almeno fino al 2027.

Se ne consuma ancora poco, ma il whisky italiano è uscito dalla sua fase artigianale e sta vivendo un’importante espansione commerciale. Stando ai dati diffusi da Businesscoot, il giro d’affari dei distillati tricolori al 2021 vale 58,9 milioni di euro, con una crescita annua stimata del 5% almeno fino al 2027. Come il business della birra, quello del whisky sta crescendo in maniera sorprendente.

Whisky italiano, un mercato redditizio

Il merito è soprattutto di alcune etichette che hanno conquistato il mercato nazionale e globale nella selezione di distillati. Non solo Dream Whisky di Parma, Moon Import di Genova e Silver Seal di Modena, anche Wilson & Morgan di Treviso (dietro il marchio britannico c’è Rossi & Rossi) e Valinch & Mallet, sede inglese ma fondazione tutta italiana di Fabio Ermoli e Davide Romano.

Al pari dei selezionatori, aumentano anche i produttori. L’Alto Adige è la regione che ha fatto da apripista con i pionieri di Puni, la prima distilleria di whisky in Italia. Dal 2010 nella cittadina medioevale di Glorenza in Alta Val Venosta ha sede questa realtà che offre diversi whisky maturati in botti di rovere. Oltre alle botti di bourbon americano, Puni utilizza pure botti di sherry spagnolo e botti di marsala siciliano.

Il tavolo prenotato di un ristorante di lusso
Il whisky in Italia piace, anche a tavola

Nel 2016, sempre in Alto Adige, ha seguito l’esempio di Puni la distilleria Psenner, l’azienda fondata da Ludwig Psenner che ha prodotto il primo single malt whisky italiano. L’eRètico viene distillato secondo il metodo pot still e invecchiato in barrique, precedentemente riempite con grappa e sherry.

Nel 2022, stavolta in Veneto, si è aggiunta la storica distilleria vicentina Poli, produttrice di grappa e acquavite dal 1898. Il whisky di puro malto di Jacopo Poli e famiglia si chiama Segretario di Stato (in omaggio a Pietro Parolin, originario di Schiavon e dal 2013 Segretario di Stato della Santa Sede), è invecchiato cinque anni e affinato in botti di Amarone.

Whisky italiano: non solo Puni e Poli

Ad essere apprezzati dai consumatori sono in particolare i whisky di fascia medio-alta di prezzo come quelli dei nuovi arrivati. Alla grappa trentina, Villa de Varda ha aggiunto il whisky di montagna InQuota, prodotto da orzo e segale coltivato in alta quota con acqua delle Dolomiti di Brenta.

Birra Forst e Distillerie Roner hanno unito le forze per lanciare Ter Lignum, dal nome dei tre legni delle botti in cui il whisky riposa e matura: rovere, ciliegio e larice. Non è da meno Silvio Carta, nome di riferimento per vernaccia, liquori e distillati di Sardegna. L’azienda di Zeddiani sta per immettere sul mercato un whisky prodotto partendo dal malto del birrificio Ichnusa.

Ma non finisce qui. Tra il 2024 e il 2025 sono attesi anche i whisky della toscana Nannoni (guidata da una donna: Priscilla Occhipinti), della distilleria lombarda Strada Ferrata e soprattutto della veneta Bottega, il marchio di Bibano di Godega famoso per vini, grappe e Prosecco.

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ultimo aggiornamento: 13-12-2023


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