Una ricerca del Dipartimento di Ingegneria dell’Energia dell’Università La Sapienza di Roma dimostra che l’Italia potrebbe sostituire gas e Gnl con le rinnovabili sin da subito.

I rincari delle materie prime e le sanzioni europee contro la Russia a cui ha aderito l’Italia per la guerra in Ucraina, hanno ridotto le importazioni di gas. Per colmare la grave crisi dell’approvvigionamento energetico non va meglio con il Gnl, il gas naturale liquefatto, venduto a prezzi più alti soprattutto dagli Stati Uniti, che con i controversi sussidi e le tasse verdi promosse dal governo minacciano di distruggere l’industria europea. Eppure, l’Italia potrebbe tranquillamente sostituire il gas, il Gnl e i combustibili fossili con le energie rinnovabili. Lo dimostra uno studio scientifico condotto dall’Università La Sapienza di Roma.

Italia può sostituire gas e Gnl con rinnovabili

Pubblicato sulla rivista Journal of Cleaner Production e ripreso dal prestigioso Nature, lo studio è firmato da Lorenzo Mario Pastore, Gianluigi Lo Basso e Livio De Santoli, tre ricercatori del Dipartimento di Ingegneria Astronautica, Elettrica ed Energetica dell’ateneo romano. L’analisi smentisce la politica di Snam e governi su rigassificatori, gasdotti e trivelle, evidenziando che il consumo di gas potrebbe essere ridotto sensibilmente nei prossimi due anni se si puntasse davvero sulle rinnovabili.

La decarbonizzazione costa meno della diversificazione: è questa la tesi della ricerca, secondo la quale passare all’energia pulita è più conveniente sotto ogni punto di vista. Il team di lavoro ha utilizzato un innovativo strumento informatico per l’analisi e la configurazione dei futuri sistemi di energia rinnovabile. Incrociando i dati relativi all’utilizzo di solare, idroelettrico, eolico e idrogeno con la diversificazione delle fonti da combustibili fossili, gli scienziati hanno ottenuto più di 2.000 scenari basati sui vari mix energetici. Ogni quadro ha riportato una serie di cifre relative a costi, consumo e impatto occupazionale. I risultati delle simulazioni matematiche sono impressionanti.

Una diga per l'energia idroelettrica, le turbine eoliche e i pannelli solari
Con le energie rinnovabili il gas può restare sottoterra

In un territorio come l’Italia, usato come caso di studio in Europa, basterebbe un investimento da 20 miliardi di euro per ridurre il consumo di gas di quasi 40 TWh. Il costo di abbattimento calcolato è di 45 euro/MWh. Passare definitivamente alle rinnovabili, oltre a favorire l’indipendenza energetica, contribuirebbe in maniera significativa alla tutela dell’ambiente, al risparmio economico e alla creazione di decine di migliaia di posti di lavoro.

La simulazione dimostra inoltre che investire 80 miliardi di euro nelle rinnovabili significherebbe ridurre di 75 TWh annui i consumi di gas, passando ad un costo medio per l’energia di 70 euro/MWh. Per fare un paragone, basta pensare che il prezzo recente del gas naturale oscilla tra gli 80 e i 120 euro/MWh. Non solo: l’implementazione delle energie pulite abbatterebbe 21,5 megatonnellate di Co2 all’anno e avrebbe un’importante ricaduta dal punto di vista socio-economico. I nuovi posti di lavoro sarebbero 640.000 a tempo determinato per costruzione e installazione dei sistemi di produzione e 30.000 a tempo indeterminato per funzionamento e manutenzione.

Puntare su rinnovabili subito: lo dice la scienza

L’articolo di Nature che riporta lo studio scrive che le azioni del governo di Mario Draghi e del neoeletto esecutivo di Giorgia Melonivanno nella direzione opposta, promuovendo le trivellazioni nell’Adriatico e l’apertura di rigassificatori”. Le scelte della politica italiana “possono portare a un’espansione dell’uso dei combustibili fossili, proprio quando la scienza del clima e le istituzioni internazionali sono chiare sulla necessità di eliminarli”.

La ricerca definisce “stranded assets” (ovvero asset non recuperabili) gli investimenti nelle infrastrutture del gas. Queste attività non fanno altro che “ritardare e ostacolare la diffusione delle tecnologie rinnovabili”. I nuovi gasdotti e gli impianti di rigassificazione rappresentano infatti “un investimento a lungo termine che contraddice la necessità di una rapida decarbonizzazione dei sistemi energetici”. Insomma, ritardare la decarbonizzazione a causa della crisi energetica e dell’inflazione è un’incredibile occasione persa.

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ultimo aggiornamento: 07-12-2022


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