Il tema fringe benefit suscita grande interesse nel dibattito sulla manovra di bilancio
Come ogni anno, quando arriva settembre, si riaccende il dibattito politico riguardo la Manovra di Bilancio per l’anno a venire. In questo turbine di discussioni e proposte, uno dei temi che suscita maggior interesse è proprio quello relativo ai fringe benefit, ovvero una serie di vantaggi di tipo economico destinate ai lavoratori, che per le aziende si traducono in benefici fiscali non da poco.
Il Decreto Lavoro alza la quota dei fringe benefit
Negli ultimi anni, il governo ha preso alcune iniziative per favorire l’uso dei fringe benefit, raddoppiandone la soglia di deducibilità nel 2020 e nel 2021, per poi alzarla ulteriormente sotto il governo Draghi nel 2022. Con l’arrivo del Decreto Lavoro, destinato ai lavoratori con figli a carico, la soglia è stata stabilizzata a 3.000 euro per tutto il 2023. Tuttavia, di recente si è diffusa la notizia che tale soglia potrebbe essere elevata a 1.000 euro per tutti i lavoratori, anche quelli senza figli a carico.
Il dibattito sui fringe benefit
La mossa del governo di puntare sui fringe benefit è senz’altro interessante: si parla di buoni o card per acquisti che facilitano la vita quotidiana dei lavoratori, con un impatto diretto sulla loro capacità di spesa. Questi strumenti, però, sollevano qualche perplessità riguardo il loro effettivo ruolo nel welfare aziendale. Vi è il rischio, infatti, di ridurre il welfare a una mera questione di consumo, trascurando l’aspetto della socialità e del supporto reale ai bisogni dei lavoratori e delle loro famiglie.
È possibile andare oltre i fringe benefit?
La vera sfida per il legislatore, quindi, è integrare i fringe benefit in una visione di welfare aziendale più ampia, che possa includere servizi di natura sociale, sanitaria e assistenziale. Si potrebbe pensare a soluzioni che favoriscano il pagamento diretto di questi servizi attraverso il budget welfare a disposizione di lavoratori e lavoratrici, piuttosto che limitarsi ai tradizionali buoni spesa o buoni acquisto. Ciò faciliterebbe un utilizzo dei fringe benefit più orientato alle reali esigenze sociali dei lavoratori e delle loro famiglie.
La territorializzazione può aiutare a evitare derive sui fringe benefit
Un’altra strategia per rafforzare il welfare aziendale passa attraverso la promozione di iniziative che coinvolgano il territorio, il tessuto economico locale e il Terzo Settore. Creare una rete tra imprese, istituzioni e attori sociali può arricchire l’offerta di servizi e prestazioni welfare, orientandola verso soluzioni più vicine alle esigenze dei lavoratori e contribuendo allo sviluppo del contesto socio-economico in cui operano.
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ultimo aggiornamento: 16 Maggio 2024 17:38